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Monday, 30 April 2012

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Titolo Originale: Dod Sno

Regia di:Tommy Wirkola
Soggetto e Sceneggiatura di: Tommy Wirkola, Stig Frode Henriksen
Cast: Jenny Skavlan, Stig Frode Henriksen, Ane Dahl Torp, Bjørn Sundquist, Jeppe Laursen, Charlotte Frogner, Evy Kasseth Røsten, Vegar Hoel, Lasse Valdal
Direttore della Fotografia: Matthew Weston
Montaggio di: Martin Stoltz
Colonna Sonora di: Christin Wibe
Nazione: Norvegia

Anno: 2008



Alcuni soldati nazisti morti durante la seconda guerra mondiale tornano in vita come zombi in una fredda località norvegese. Cominceranno subito la loro sanguinosa invasione di quelle lande. Prima però dovranno vedersela con un gruppo di amici giunti in quelle zone per divertirsi in compagnia e diretti (ma involontari) responsabili del loro risveglio...

Recensione di LennyNero

Un gruppo di studenti universitari si reca in vacanza sulle innevate montagne norvegesi e si scontra con la veridicità di una leggenda locale che vuole quei luoghi abitati da zombie nazisti fin da quando questi ultimi furono massacrati dalla popolazione, esasperata da eccidi, furti e angherie. La trama di “Dead snow” è riconducibile ad un canovaccio estremamente semplice, ma le foto fatte circolare dagli uffici stampa, l’idea di vedere in azione morti viventi con indosso la più temibile delle divise e il design delle creature induceva a sperare nella messa in scena di un’efficace, quanto bassa macelleria. La notizia che il regista sia Tommy Wirkola, autore di una parodia horror-demenziale di “Kill Bill” dovrebbe mettere sull’avviso l’incauto spettatore che, con grande delusione (o somma gioia in base al livello di sviluppo del proprio lato nerd) si imbatte in un film nato già morto come i suoi antieroi. “Dead Snow” non è altro che un’inutile commistione, ambientata fra le nevi, fra “Brain Dead” di Peter Jackson (di cui riprende comicità grottesca ed esagerazioni splatter), citato esplicitamente dalla t-shirt di uno dei protagonisti, e “Shaun of the dead” (“L’alba dei morti dementi”). Un problema è che non è supportato dalla follia inventiva del primo e dal gustoso humour inglese del secondo.

Inoltre non solo il film è spesso dozzinale e maldestro, ma ciò che deprime è che al di là delle referenzialità banali, e della scarsa originalità del risultato, la struttura narrativa sia quanto di più prevedibile si sia visto più o meno da vent’anni.

E non tiriamo fuori dal cappello l’espressione “omaggio” perché è solo mancanza di idee e talento.

Per cui ecco il breve prologo di morte (che riesce impunemente a passare da Grieg al metal più squallido), il solito grappolo di stereotipi umani (lo studente di medicina goffo e che prova ribrezzo per il sangue, il biondo bello e avventuroso, il tonto appassionato di film di serie Z e via discorrendo) e un primo tempo in cui non accade praticamente nulla fino al primo assalto dei nazisti per poi lasciare spazio alle frattaglie gli ultimi 40 minuti. Gli effetti di make-up sono spesso quanto di più old-style e grottesco si possa vedere (alla prima vittima gli zombie infilano le dita negli occhi, gli aprono la testa in due come un melone a mani nude e in modo innaturale il cervello schizza in avanti agitandosi per terra; il tutto con gran profusione di protesi e silicone) e non c’è una sola scena (udite, udite) che non sia costruita per far ridere, proprio come da modelli originali, anche di fronte alle efferatezze più spinte (e per quanto riguarda queste, almeno non ci si risparmia, fino ad averne fin sopra gli occhi di seghe elettriche, ventri squarciati, teste ed arti mozzati che volano da ogni parte, gente che si cuce da sola la gola tagliata).
L’unico modo per tollerare la visione di una tale idiozia è entrare nello spirito adatto e devo ammettere che in un paio di sequenze le gag riescono a farti per lo meno sorridere (uno dei protagonisti evita di cadere in un precipizio aggrappandosi agli intestini di uno zombie incastrato contro un albero, mentre un altro zombie cerca di strappargli la faccia a morsi tenendosi alle sue spalle; un altro dei ragazzi si scaglia contro i suoi carnefici incrociando una falce e un martello). Se rientra tra i vostri gusti una rivisitazione demenziale dello splatter jacksoniano, il film vi divertirà (senza particolari picchi di euforia); in caso contrario gli spettacolari paesaggi (a volte sostituiti da ottimi matte painting) e lo strepitoso concept artistico dei nazisti vi faranno rimpiangere un’occasione sprecata in modo suicida e sorpassato.

Purtroppo l’unico progetto artisticamente serio e suggestivo a tematica simile è un film intitolato “Worst case scenario” , ancora incompiuto per mancanza di fondi e i cui trailer rimangono online nella speranza di miracolosi finanziamenti.


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